giovedì 2 gennaio 2014

Allarme povertà: l'Italia si avvicina alla Grecia

L'Istat, il Ministero del Lavoro e l'Inps hanno stilato il Rapporto sulla coesione sociale, che mette in luce una realtà, come purtroppo prevedibile, tutt'altro che confortante. Dal Rapporto emerge, infatti, una situazione di povertà generale in costante crescita.

Nel 2012 le famiglie residenti in Italia che versano in condizioni di povertà relativa salgono al 12,7% contro l'11,1% del 2011, mentre i singoli individui appartenenti alla stessa categoria costituiscono il 12,8% della popolazione, in largo aumento rispetto al 10,6% registrati l'anno precedente. Per quanto riguarda la povertà assoluta, si stima nel 6,8% delle famiglie e nell'8% degli individui. Se, inoltre, si prendono in considerazione i dati registrati nell'anno 2005, nel 2012 il numero dei poveri in Italia può dirsi raddoppiato e addirittura triplicato se si fa riferimento alle regioni del Nord.

Da considerare, ancora, il pericolo che la crisi si ripercuota in maniera più devastante sulla fascia più povera della popolazione. Se si fa riferimento all'indicatore sintetico "Europa 2020", infatti, in Italia la quota di popolazione a rischio povertà ha quasi toccato il 30% e, nell'Europa a 15, soltanto la Grecia ha superato tale traguardo.



Per quanto riguarda le retribuzioni, altra nota dolente, il Rapporto registra un salario mensile netto pari a 1.304 euro per gli italiani, che scende a 968 euro per i lavoratori stranieri. Retribuzioni, queste ultime, che si sono mantenute quasi invariate rispetto all'anno precedente, con un incremento di appena 4 euro per gli italiani e un calo di ben 18 euro per quanto riguarda gli stranieri.

Riguardo alla disoccupazione, inoltre, i dati evidenziano un tasso del 10,7% nel 2012, in notevole crescita rispetto all'8,4% del 2011 e al 6,7% del 2008. Con bel 6 punti percentuali in più rispetto al 2011 e addirittura 14 punti in più rispetto al 2008, poi, la disoccupazione giovanile ha superato il 35% nell'anno 2012.

Sempre secondo il Rapporto, migliorano invece i dati relativi alla fiducia delle imprese e diminuiscono i prezzi alla produzione dei prodotti industriali.

Nessun commento:

Posta un commento