martedì 18 febbraio 2014

In Russia vengono vietate le mutande di pizzo ed è subito rivolta

E' per effetto di una legge entrata in vigore nell'Unione doganale euroasiatica nel 2012, ma che troverà applicazione soltanto a partire dalla prossima estate, che in Russia, Bielorussia e Kazakistan saranno vietate la produzione, l'importazione e la vendita delle mutande di pizzo. Lo ha comunicato il ministro per le regole tecniche dell'Unione economica euroasiatica Valery Koreshkov e la notizia ha suscitato non poco clamore.

A prima vista sembrerebbe trattarsi di una misura fortemente repressiva e lesiva della libertà individuale della popolazione femminile appartenente ai paesi interessati. In realtà la decisione nasce dalla volontà di bandire dal mercato i prodotti considerati potenzialmente dannosi per la salute dei consumatori. La legge stabilisce, infatti, che la biancheria intima debba contenere una percentuale pari almeno al 6% di cotone, materiale in grado di assorbire l'umidità, mentre i materiali attualmente utilizzati ne conterrebbero una percentuale tra il 3 e il 3,6%.
Da ciò scaturisce la decisione di proibire per legge la produzione, l'importazione e la vendita del materiale incriminato, che verrà ritirato dal mercato entro il prossimo mese di giugno.

Come facilmente prevedibile, molte giovani donne hanno espresso il loro pieno disappunto contro la misura limitativa della loro libertà mediante una manifestazione che le ha viste sfilare indossando sulla testa proprio delle mutandine di pizzo. Tale manifestazione è costata l'arresto a parecchie di loro che, tuttavia, non si sono scoraggiate e hanno promesso di fare ampia scorta di biancheria intima di pizzo prima della prossima estate.

Questa misura, a conti fatti, recherà anche un danno economico ai paesi in questione, se si considera che la vendita di biancheria intima produce un ricavo pari a circa 4 miliardi di euro e che sparirà dagli scaffali dei negozi all'incirca il 90% della merce.

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